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Sapete davvero cosa si intende per PSICOLOGIA?
In questo articolo chiariremo meglio il significato di questo termine andando a sfatare alcuni dei suoi falsi miti.
Immaginate di udire, durante una qualsiasi conversazione intrattenuta con amici o parenti, la parola “psicologia” o “psicologo”. Ancora meglio, immaginate di entrare in relazione con una persona che vi dica “ho studiato psicologia” o “sono uno/a psicologo/a”.
Quali sono le immagini che si proiettano, le domande e le curiosità che affiorano alla vostra mente?
Tra queste, solitamente è immancabile l’immagine dello psicologo che, rigorosamente posizionato dietro il lettino, intento nella stesura di appunti, ascolta il vagare libero dei pensieri di un qualsiasi paziente.
È successo anche a voi? Vi ci ritrovate? Ma vediamo altri esempi.
Altrettanto gettonate sono alcune domande o affermazioni che, ormai, abitualmente i professionisti che operano nel campo della psicologia si sentono dire.
Qualche lettore sicuramente si identificherà in qualcuna delle seguenti:
• “ho fatto questo sogno, potresti interpretarmelo?”
• “quindi, visto che sei psicologo, mi stai analizzando?”
• “non ho bisogno di parlare visto che mi leggi nella mente”
Vi è mai capitato di dirlo o di pensarlo?
Se la risposta è SI significa che avete sempre creduto in alcuni falsi miti.
Proprio da questi falsi miti abbiamo pensato di far partire una sorta di viaggio che vi porterà a comprendere cos’è la psicologia e qual è la sua importanza nella vita di tutti i giorni.
Come sfatare però in modo convincente questi falsi miti? Non vi resta che continuare la lettura!
Ragioniamo completamente con la nostra testa?
Inizialmente ci concentreremo sulla capacità di ragionamento, più precisamente su quanto quest’ultima sia influenzata dalle informazioni che ci giungono da altri individui.
A questo punto vi chiederete: ma cosa c’entra la capacità di ragionamento con i falsi miti?
C’entra eccome, ma ci arriviamo per gradi!
Asch, uno psicologo sociale, ideò una situazione sperimentale per valutare il peso della pressione del gruppo nella formulazione di un’opinione rispetto alla lunghezza di due linee.
Lo studioso reclutò 10 persone alla volta: 7-9 erano collaboratori dello sperimentatore e avrebbero seguito un copione, mentre solo uno era il vero soggetto sperimentale (ignaro di essere l’unico). I soggetti dovevano stabilire la lunghezza di due linee. Il compito risultava piuttosto semplice in quanto la differenza tra le due linee era notevole.
Nelle prime due prove i collaboratori dello sperimentatore fornivano risposte esatte mentre, a partire dalla terza prova, su precise istruzioni, fornivano risposte sbagliate.
Perciò dalla terza prova in avanti, Il soggetto sperimentale, che esprimeva il proprio giudizio per ultimo, si trovava a scegliere se mostrarsi in disaccordo o in accordo con il gruppo pur avendo sotto gli occhi informazioni INEQUIVOCABILI.
Come si sarà comportato il soggetto sperimentale? Avrà seguito la maggioranza o sarà andato contro di essa?
Vediamo qualche interessante dato:
• Solo 6 soggetti non hanno ceduto alla pressione del gruppo
• 25 persone su 31 hanno ceduto almeno una volta alla pressione del gruppo.
LA CONCLUSIONE?
Nella maggior parte dei casi i soggetti preferiscono seguire ciò che dice la maggioranza piuttosto che mostrarsi in disaccordo con il gruppo, anche se hanno davanti informazioni INEQUIVOCABILI!
Interessante no?!
ma non è finita qua….
Se vedi qualcuno in pericolo cosa ti potrebbe frenare dal correre in suo aiuto?
I notiziari, nell’ultimo periodo, ci hanno informati più e più volte circa tragedie consumatesi davanti agli occhi della gente che, immobile, invece di accorrere in soccorso di individui bisognosi di aiuto, sceglie invece di filmare massacri in diretta con l’unica finalità di metterli sulla rete.
Purtroppo episodi di questo tipo sono sempre esistiti! Eccone un esempio!
New York, 1964. Una donna di nome Kitty Genovese venne accoltellata di notte da un uomo e successivamente lasciata agonizzante sull’asfalto. Si stimò che, dalle finestre delle proprie abitazioni, assistettero alla scena circa 37/38 persone.
NESSUNA DI LORO INTERVENNE NÉ CHIAMÒ LA POLIZIA PRIMA DI MEZZ’ORA!!
COME MAI?
PERCHE’ NESSUNO E’ INTERVENUTO?
Due psicologi sociali, John Darley e Bibb Latanè hanno provato a rispondere a queste domande elaborando un interessante esperimento.
Alcuni studenti volontari vennero condotti ognuno in una stanza diversa e lasciati soli.
Lo sperimentatore spiegò ai soggetti reclutati che ciascuno di loro avrebbe parlato a turno a tutti gli altri dei propri problemi personali per due minuti.
Vennero ideate 3 diverse situazioni sperimentali:
A. Al soggetto veniva detto che in un’altra stanza vi era soltanto un’altra persona all’ascolto
B. Al soggetto veniva detto che vi erano altre 2 persone in ascolto
C. Al soggetto veniva detto che vi erano altre 5 persone in ascolto
In realtà, tutte le voci che il soggetto sperimentale, che era l’ultimo a parlare, ascoltava erano registrate.
L’esperimento inizia con la prima voce che racconta sia le difficoltà di adattamento all’ambiente accademico che di soffrire di attacchi epilettici.
Dopo questo intervento, nelle situazioni B e C si sentono le voci degli altri presunti partecipanti, e successivamente, inizia il proprio intervento anche il vero soggetto sperimentale.
Quindi, riprende la parola il primo che, sofferente, chiede aiuto per un imminente attacco epilettico.
Quanti tra i soggetti avranno prestato il loro aiuto?
• 85% degli studenti che credevano di essere i soli ad ascoltare la richiesta di aiuto corsero fuori per avvisare di quello che stava succedendo.
• Il 62% degli studenti che credevano di far parte del gruppo di 3 persone diedero l’allarme
• Il 31% degli studenti che credevano di far parte di un gruppo di 6 persone diedero l’allarme.
Cosa significano questi dati? DIFFUSIONE DI RESPONSABILITÀ!
Cosa vuol dire?
Semplicemente, se uno sconosciuto richiederà il tuo aiuto avrai più probabilità di prestargli soccorso se attorno a te saprai di avere poche o nessun altra persona!
E I FALSI MITI?
Non ci siamo scordate di loro, anzi. L’obiettivo di questi studi e di questo articolo è proprio quello di farvi capire come la psicologia faccia parte del nostro quotidiano.
LA PSICOLOGIA RIGUARDA IL NOSTRO AGIRE, IL NOSTRO PENSARE E IL NOSTRO RAGIONARE!
Per questo motivo non può essere ridotta, anche per le sue potenzialità, ad un insieme di credenze non del tutto veritiere e fuorvianti!
Elisa Gentile
Bibliografia
• D’ Urso , V., & Giusberti, F. (2000). Esperimenti di psicologia. Zanichelli.

Mi chiamo Elisa Gentile, psicologa abilitata all’esercizio della professione e psicoterapeuta in formazione presso la Scuola Bolognese di Psicoterapia Cognitiva (sede di Forlì). Ricevo presso lo studio di via Carlotta Clerici n 14. per appuntamento chiama 340-8134542