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In quali occasioni la rete è uno strumento utile e quando invece diventa pericolosa?
Questo articolo cercherà di rispondere a questa domanda andando a descrivere, con particolare riferimento alle caratteristiche specifiche, uno dei fenomeni connessi ad un uso scorretto della rete, il cyberbullismo.
La rete è uno strumento utile, potente ed in continua evoluzione. In aggiunta, la sempre maggiore disponibilità di Internet e di dispositivi connessi alla rete hanno permesso alle nuove generazioni di entrare in possesso di nuovi mezzi per comunicare, relazionarsi e confrontarsi, non solo con i pari, ma anche con il mondo.
Fin qui niente di sbagliato.
Ma proseguiamo.
La rete e i social network, se utilizzati in maniera scorretta, perdono i benefici appena elencati diventando un mezzo tramite il quale attuare comportamenti a rischio.
È il caso del CYBERBULLISMO.
Che cos’è? Volete saperne di più?
Continuate a leggere!
Prima di entrare nel merito del fenomeno del cyberbullismo credo sia utile fornirvi qualche informazione sul bullismo tradizionale.
Infatti, com’è facilmente intuibile dal nome, il termine BULLISMO E CYBERBULLISMO vanno a braccetto.
Più precisamente, il cyberbullismo viene descritto come una forma specifica di bullismo.
Cosa si intende per bullismo?
Secondo la definizione di Olweus, un individuo è oggetto di azioni di bullismo, ovvero prevaricato e vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo, alle azioni offensive messe in atto da parte di uno o più compagni.
Tuttavia, non si può parlare di bullismo senza soffermarsi però sui protagonisti e sulle diverse tipologie che lo caratterizzano.
Tra i protagonisti si possono riconoscere:
• Il BULLO DOMINANTE: forte fisicamente, non ama rispettare le regole, manca di empatia, ha un’immagine positiva di sé, gode di popolarità nel gruppo.
• BULLO GREGARIO: ansioso, insicuro, esegue gli ordini del bullo.
• VITTIMA PASSIVA: insicura, timida, ansiosa, incapace di difendersi e di reagire agli attacchi, fragile, con un basso livello di autostima.
• BULLO VITTIMA: a differenza della vittima passiva, subisce le prevaricazioni ma è in grado di reagire ad esse, ricorrendo anche alla forza.
• SPETTATORI: si dividono in sostenitori del bullo, sostenitori della vittima e maggioranza silenziosa. Questi ultimi manifestano la tendenza a rimanere indifferenti davanti prepotenze per paura di ritorsioni.
Parlando invece di tipologie di bullismo, riconosciamo:
• BULLISMO FISICO: si manifesta a livello comportamentale tramite atti fisici aggressivi, distruzione di proprietà altrui, furto e sottrazione di oggetti.
• BULLISMO VERBALE
a) MANIFESTO: prese in giro su aspetti personali e/o familiari
b) NASCOSTO: diffusione di maldicenze sulla vittima e sulla sua famiglia.
• BULLISMO RELAZIONALE: consiste nel portare la vittima a rompere i propri legami di amicizia conducendolo all’autoisolamento.
Questa breve descrizione di alcune delle caratteristiche del bullismo vi permetterà di comprendere meglio gli aspetti più specifici del cyberbullismo.
Tenetele ben in mente perché tra poco tornerò a parlarne.
Ma torniamo all’argomento principale di questo articolo, il cyberbullismo.
Partiamo come sempre dalla definizione.
Il termine CYBERBULLISMO è stato coniato dall’educatore canadese Bill Bolsey per descrivere l’atto tramite il quale le tecnologie informatiche vengono utilizzate come strumento per adottare comportamenti OSTILI e RIPETITIVI allo scopo di danneggiare uno o più individui.
Essendo una tipologia di bullismo, condivide con esso alcuni aspetti ma allo stesso si differenzia assumendo caratteristiche specifiche.
Quali? Vediamole di seguito.
Cosi come nel bullismo, nel CYBERBULLISMO si ha la presenza di:
• BULLO (colui che attua comportamenti ostili)
• VITTIMA (chi subisce gli atti lesivi attuati dal bullo)
• SPETTATORI (i quali spesso osservano il fenomeno senza intervenire in aiuto alla vittima, magari condividendo a loro volta il materiale lesivo, andando ad alimentare il fenomeno e le ripercussioni sulla vittima).
Inoltre, come nel BULLISMO, nel CYBERBULLISMO l’atto lesivo può essere:
• VERBALE
a) MANIFESTO (insulti via chat)
b) NASCOSTO (diffusioni pettegolezzi sui social)
• RELAZIONALE
a) SOCIALE (si esclude una persona da un gruppo social)
b) MANIPOLATIVO (si cerca di compromettere i legami sociali della vittima)
E le caratteristiche distintive?
• Mancanza di un contatto diretto con la vittima.
Il bullo può divulgare in rete materiale lesivo per la vittima in maniera ANONIMA. Non ricevendo nessun tipo informazione relativa agli effetti della prevaricazione attuata nel bullo aumenta la mancanza di empatia.
• Aumento dello sbilanciamento di potere.
Più precisamente, il fatto che il materiale caricato in rete sia difficilmente eliminabile aumenta ancora di più lo squilibrio tra bullo e vittima, rendendo quest’ultima ancora più impotente.
• La dimensione temporale diventa illimitata.
Infatti, nel bullismo gli atti prevaricatori avvengono in un ambiente circoscritto (la scuola), mentre nel cyberbullismo la vittima è investita dall’atto ogni volta che si collega al mezzo elettronico usato dal cyberbullo.
• Nel cyberbullismo, oltre agli atti lesivi, la vittima può subire pericolosi furti d’identità.
Questo è il fenomeno descritto nei suoi aspetti specifici.
Ma a livello psicologico cosa accade?
A quali conseguenze può portare un fenomeno di questo tipo?
Le conseguenze del cyberbullismo possono essere molto gravi. Determinante sembra essere la durata delle umiliazioni subite.
Nel breve termine si osserva una diminuzione del benessere psicologico, nel medio termine possono verificarsi ritiro dalle relazioni, disaffezione per la scuola, difficoltà scolastiche mentre, nel lungo termine, la vittima potrebbe manifestare ansia, depressione oltre che ideazioni suicidarie a cui possono seguire tentativi di suicidio.
Conseguenze che assumono ancora più rilevanza se solo si pensa ai fatti di cronaca di questi ultimi anni relativi a questo fenomeno.
Nel tentativo di far ancora più chiarezza sulla portata del fenomeno vediamo qualche dato proveniente da una ricerca del MIUR.
La percentuale di ragazze e ragazzi che vivono esperienze negative navigando in Internet è in aumento: erano il 6% nel 2010, sono diventati il 13% nel 2017.
Il 31% degli 11-17enni riporta di aver visto online messaggi d’odio o commenti offensivi rivolti a singoli individui o gruppi di persone, umiliati per il colore della pelle, la nazionalità o la religione.
il 6% i ragazzi di età compresa tra i 9 e i 17 anni sono stati vittime di cyberbullismo nell’ultimo anno, il 19% quelli che vi hanno assistito. In questo caso i ragazzi si dividono equamente fra quanti hanno cercato di aiutare la vittima (49%) e quanti non hanno fatto nulla (50%).
Si può intervenire?
Certamente! Il cyberbullismo, come anche il bullismo, possono essere combattuti tramite alcuni programmi e strategie di intervento a livello scolastico, a livello di gruppo dei pari, a livello genitoriale e a livello individuale.
A livello scolastico:
• Incontri di sensibilizzazione al problema
• Psicoeducazione al problema (incontri finalizzati alla conoscenza e alla comprensione del problema)
• Sessioni di formazione per una migliore gestione degli episodi
A livello del gruppo dei pari:
• Role-playing (esercitazioni mirate a allenare la capacità di mettersi nei panni dell’altro)
• Peer education (strategia educativa mirata a favorire lo scambio e la conoscenza tra pari)
• Gruppi di discussione, visione di film
A livello genitoriale:
• Gruppi di psicoeducazione al problema (in cui vengono fornite informazioni specifiche sul problema)
• Parent training (gruppi rivolti ai genitori finalizzati ad aiutarli nella gestione dei figli e delle loro difficoltà)
A livello individuale:
• Per le vittime: programmi finalizzati valorizzare le abilità e le risorse esistenti e fornire supporto emotivo.
• Per il bullo: programmi finalizzati all’acquisizione di abilità di autocontrollo, sociocognitive e di problem solving (risoluzione dei problemi).
Tuttavia, l’intervento non può non essere supportato da una buona conoscenza del fenomeno!
Infatti, solo conoscendo il cyberbullismo nelle sue caratteristiche è possibile riconoscerlo ed intervenire preventivamente per limitarne i danni psicologici.
Elisa Gentile
Bibliografia:
Olweus, D. (2007). Bullismo a scuola. Ragazzi oppressi, ragazzi che opprimono. Firenze:Giunti Editore.
Chiapasco E., Cario M. Cyberbullismo: dalle prime definizioni ai dati più recenti, Psychomedia – Salute Mentale e Comunicazione, 2013

Mi chiamo Elisa Gentile, psicologa abilitata all’esercizio della professione e psicoterapeuta in formazione presso la Scuola Bolognese di Psicoterapia Cognitiva (sede di Forlì). Ricevo presso lo studio di via Carlotta Clerici n 14. per appuntamento chiama 340-8134542