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“Cosa s’intende per ansia sociale?”
Tutti noi possiamo sentirci, talvolta, in imbarazzo in certe situazioni sociali, ad esempio incontrando persone che non conosciamo o parlando in pubblico (al lavoro, a scuola…), ma questa emozione passa nel giro di poco.
Quando si ha un problema di ansia sociale, invece, si prova ansia costantemente nelle situazioni sociali, non tende a diminuire.
Si tratta di una sofferenza soggettiva, associata ad attivazione fisiologica (tremori, rossore, tachicardia, dispnea…), e dal forte e persistente timore e di una situazione sociale, prevista o da affrontare.
La paura degli altri è il nucleo centrale della problematica.
“Come riconosco se ho questo problema?”
Rispondendo a queste domande puoi farti un’idea.
- Quando sei con ad un appuntamento, o al telefono con persone che non conosci, o devi mangiare con altri, senti di provare una forte paura, che si manifesta anche a livello corporeo (tremore, sudore, mancanza di respiro, battito accellerato)?
- Hai timore di agir per paura di fare una brutta figura e di essere valutato negativamente da altre persone?
- Hai timore di essere giudicato negativamente se mostri segnali d’ansia?
- Riconosci che la tua paura è eccessiva in alcune circostanze ma non riesci a farvi fronte?
- Eviti spesso il contatto visivo?
- Eviti spesso le situazioni che pensi potrebbero farti sentire in ansia?
- La tua paura ti limita nello svolgimento di normali attività quotidiane e lavorative?
Se hai risposto affermativamente a tutte le domande, è altamente probabile che si tratti di un problema di ansia sociale.
Essere consapevoli di avere una problematica è sempre un buon punto di partenza per trovare delle soluzioni!
Di seguito vediamo brevemente cos’è l’ansia sociale.
Quando parliamo di ansia sociale non possiamo non iniziare dal concetto di ansia!
Cos’è l’ansia?
L’ansia è un’emozione che rappresenta uno stato di attivazione a livello corporeo e comportamentale che emerge quando ti trovi a vivere uno stato di pericolo, minaccia, difficoltà.
Quest’emozione ci è stata utile affinché la nostra specie sopravvivesse nei secoli, e ancora oggi è utile, infatti un adeguato livello di ansia (è soggettivo) ci permette di avere delle prestazioni migliori.
L’ansia diviene negativa solo quando la sua intensità e la sua durata divengono elevate a tal punto da compromettere la prestazione che devi svolgere o la situazione che devi affrontare.
La persona con ansia sociale teme l’ansia (la giudica negativamente), poiché ritiene che questa sia un ostacolo per raggiungere quello che per lui è lo standard della prestazione sociale (sempre molto elevato). L’ansia viene vista come interferenza sul controllo dei movimenti, sulla fluidità del linguaggio (balbettare) e sulla memoria (incapacità di ricordare).
Tale emozione sembra entrare in gioco sia prima della situazione sociale temuta (ANSIA ANTICIPATORIA), sia durante, fino a scomparire una volta terminata.
Un’altra emozione è molto presente se si soffre di ansia sociale… la vergogna.
“Perchè?”
La vergogna emerge quando la persona valuta se stessa come inadeguata; essa può emergere sia prima, durante o al termine della situazione sociale temuta.
Temere l’ansia e/o la vergogna, giudicarla/e negativamente porta a giudicare negativamente anche se stessi!
Emergeranno pensieri negativi: “sono debole”, “sono inferiore”, “sono stupido”, “sono ridicolo”….
E…Come ti comporteresti tu se pensassi questo di te?
La persona con ansia sociale, evita la/le situazione/i che teme! Confermando a se stesso la credenza di essere incapace e che le emozioni di ansia e vergogna sono pericolose e solo negative.
Pensieri negativi ed evitamento sono anche fattori che mantengono il disturbo!
Perché tanta ansia?
Tanta ansia è una faccia della medaglia, l’altra faccia della medaglia è il forte desiderio di trasmettere agli altri una buona immagine di sé, un’impressione favorevole si sé.
Tuttavia, tale desiderio si accompagna all’autosvalutazione personale e questo comporta l’attribuzione quasi esclusiva a se stesso e alla propria inadeguatezza negli insuccessi sociali.
Sei uno dei pochi ad avere questa problematica?
No, non sei l’unico. In Europa circa il 2,3% della popolazione soffre di ansia sociale (dati dell’American Psychiatric Association, 2013).
Quindi, in Europa siamo circa 748 milioni, di cui circa 17 milioni soffrono di ansia sociale.
Come si sviluppa l’ansia sociale?
Come per tutte le problematiche psicologiche, non c’è mai un solo motivo! Sono molti i fattori che concorrono al suo sviluppo: biologici, psicologici e sociali.
Sono diverse le teorie sviluppate per spiegare l’evoluzione di tale problematica, ci focalizzeremo maggiormente su quelle cognitive. Tuttavia, brevemente ne riassumeremo altre due:
– teorie comportamentali:
- ipotesi del deficit primario: nell’ambiente in cui è cresciuto il bambino non erano presenti modelli sociali dai quali apprendere adeguate abilità sociali;
- ipotesi disinibizione: la persona ha sempre avuto le abilità sociali necessarie per interagire con l’ambiente, tuttavia esse sarebbero inibite a causa dell’ansia che la persona prova nelle situazioni sociali stesse.
– teoria evoluzionista:
la persona con ansia sociale tende a confrontarsi con le altre persone e ad interpretare le relazioni interpersonali in termini competitivi, e non cooperativi, ciò conduce all’attivazione del sistema motivazionale interpersonale agonistico.
Teorie Cognitiviste: prendiamo come riferimento il modello proposto da Clark e Wells.
Secondo questi autori le persone con disturbo d’ansia sociale sulla base di esperienze precoci, sviluppano una serie di credenze negative su se stesse (“sono incompetente”, “sono noioso”, “sono inopportuno”) e le altre persone (critiche, rifiutanti, disapprovanti), ed anche un sistema di credenze disfunzionali del rapporto tra lui e gli altri (“se fallirò, loro mi criticheranno”, “se non mi mostrerò interessante, loro mi ignoreranno”, “se dirò qualcosa di sciocco, loro mi mancheranno di rispetto”.
Da una parte la persona ha il desiderio di dare una buona immagine di sé, dall’altra tale scopo si accompagna ad un autovalutazione personale negativa. Ciò porta a sviluppare la credenza di suscitare una cattiva impressione negli altri, a temere di agire in maniera inadeguata e inaccettabile, e pensare che il suo comportamento avrà conseguenze drammatiche (rifiuto sociale)!
Tutte queste credenze, attiveranno a loro volta a livello corporeo i sintomi dell’ansia. Tali sintomi diventeranno oggetto di preoccupazione: temo i sintomi d’ansia, perché gli altri potrebbero per questo giudicarmi negativamente“.
Come si fa a gestire l’ansia in eccesso?
Partiamo dal presupposto che l’ansia è un’emozione comune a tutti, pertanto non puoi pretendere di eliminarla o annullarla!
Tuttavia, puoi imparare a gestirla e ridurla, con tecniche specifiche!
Le principali sono:
- la tecnica della respirazione lenta per il controllo dell’iperventilazione
- il training autogeno di Schultz
- Rilassamento muscolare progressivo di Jacobson
- la respirazione diaframmatica
E per quanto riguarda la vergogna?
Anche la vergogna è un’emozione comune a tutte le persone, non è sbagliata e non la si può controllare. Non dobbiamo evitarla perché così rafforzeremmo la credenza che sia sbagliata. Dobbiamo accettare il rischio che potremmo fare una brutta figura.
Se accetti il rischio di esporti a una brutta figura, imparerai a sopportarla e di conseguenza ti vergognerai di meno!
Quando è il caso di chiedere aiuto ad uno psicologo?
Quando le strategie che hai utilizzato per risolvere il problema di ansia non sono risultate efficaci e tale problematica ti sta limitando molto nella tua vita quotidiana, lavorativa e sociale.
Infatti, l’ansia sociale rappresenta una delle più comuni cause di rifiuto e di difficoltà nella frequenza scolastica ed è spesso associata a una precoce interruzione della scuola!
Purtroppo, solo la metà di persone che soffrono di questo problema richiede un trattamento, e generalmente lo inizia dopo (in media) 10 o 15 anni da quando è iniziato.
E’ importante sottolineare che i disturbi d’ansia sociale, così come qualsiasi altro disturbo d’ansia, devono essere considerati a tutti gli effetti un fattore di rischio per l’insorgenza di un disturbo depressivo maggiore.
Di conseguenza, intervenire precocemente su tale disturbo rappresenta anche un’opportunità di prevenzione all’insorgenza di disturbi depressivi maggiori.
L’intervento cognitivo comportamentale nel trattamento dell’ansia sociale è strutturato e complesso, oltre che essere validato scientificamente ed efficacie (ci teniamo sempre a sottolinearlo).
Esso prevede, a grandi linee (e in modo riduttivo):
- la valutazione della problematica riportata
- psicoeducazione sulle emozioni e sulla problematica stessa
- intervento sui pensieri disfunzionali, l’attenzione selettiva e i fattori che mantengono il problema
Speriamo l’articolo ti sia piaciuto e ti abbia dato modo di riflettere.
Bibliografia:
Procacci, M., Popolo, R., Marsigli, N., (2011) Ansia e ritiro sociale, Raffaello Cortina Editore, Milano.
La Mela, C., (2017) I protocolli clinici dalla terapia cognitivo-comportamentale, Maddali e Bruni, Firenze.

Mi chiamo Giulia Giambenini, sono una psicologa abilitata all’esercizio della professione, con una specializzazione in disturbi del peso e dell’alimentazione e psicoterapeuta all’ultimo anno di formazione presso la Scuola Cognitiva di Firenze.
Il mio studio si trova in via Jano Planco, n 16, Rimini. Per appuntamenti chiamare il numero 340-1709433